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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VII, 12
 
originale
 
12. Dum ista sycophanta ego mecum maxima cum indignatione disputo, de verbis erum quibusdam dubiis sed non obscuris prudenti asino cognosco non Haemum illum praedonem famosum sed Tlepolemum sponsum puellae ipsius. Nam procedente sermone paulo iam clarius contempta mea praesentia quasi vere mortui: "Bono animo es," inquit "Charite dulcissima; nam totis istos hostes tuos statim captivos habebis", et instantia validiore vinum iam inmixtum, sed modico tepefactum vapore sauciis illis et crapula vinolentiaque madidis ipse abstemius non cessat inpingere. Et hercules suspicionem mihi fecit quasi soporiferum quoddam venenum cantharis immisceret illis. Cuncti denique, sed prorsus omnes vino sepulti iacebant, omnes pariter mortui. Tunc nullo negotio artissimis vinculis impeditis ac pro arbitrio suo constrictis illis, imposita dorso meo puella, dirigit gressum ad suam patriam.
 
traduzione
 
Mentre al colmo dello sdegno la venivo fra me stesso cos? calunniando, da certe parole allusive ma non oscure a un asino intelligente com'ero io, capii che quello non era Emo, il famoso brigante ma Tlepolemo, il fidanzato della fanciulla in persona. A mano a mano le loro parole si facevano sempre pi? esplicite come se io manco esistessi o addirittura fossi morto: ?Fatti coraggio, Carite, dolcezza mia? le diceva lui ?vedrai che tra poco tutti questi tuoi nemici li avrai in mano tua? e gi?, intanto, lui che non beveva, con foga, con accanimento a inzupparli di vino senza smettere un attimo, un vino non pi? misto ad acqua ma riscaldato sul fuoco anche se quelli erano gi? intontiti e sbronzi del tutto. Addirittura mi venne il sospetto che egli, perdio, avesse versato nelle loro coppe un qualche sonnifero. Quando finalmente tutti, senza eccezione, giacquero ubriachi fradici come se fossero morti, egli senza alcuna difficolt? li leg? strettamente con parecchi giri di corda come meglio credette e, postami in groppa la fanciulla, prese la strada della sua citt
 

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